Abbiamo parlato diffusamente di Smartworking in vari articoli, poiché abbiamo da sempre sostenuto i vantaggi di questa modalità di lavoro, adottandone il paradigma già in tempi non sospetti con risultati più che soddisfacenti.

 

Dal primo settembre c’è stato un importante cambiamento che ha interessato il Lavoro Agile: viene stabilito l’obbligo di sottoscrivere un accordo individuale tra datore e lavoratore, che torna a essere valido come previsto dalla Legge n. 81 del 22 maggio 2017 , ma con importanti novità stabilite nel Protocollo nazionale sul lavoro in modalità agile, documento che fissa il quadro aggiornato di riferimento nel settore privato. Il Protocollo prevede che nell’accordo vadano segnalati:

 

  • la durata dell’accordo, se a termine o a tempo indeterminato; 
  • l’alternanza tra i periodi di lavoro dentro e fuori i locali aziendali;
  • i luoghi in cui svolgere l’attività di lavoro in modalità agile;
  • i termini dello Smart Working, tra diritti e doveri dei lavoratori;
  • gli strumenti di lavoro;
  • i tempi di riposo e “diritto alla disconnessione”;
  • forme e modalità di controllo, per garantire il diritto alla privacy;
  • eventuale attività formativa; 
  • diritti sindacali.

 

Il Protocollo prevede che la giornata lavorativa svolta in modalità agile non presenti un preciso orario di lavoro, con massima autonomia nello svolgimento della prestazione purché si raggiungano gli obiettivi prefissati; per quanto riguarda il luogo di lavoro il lavoratore è libero di scegliere dove svolgere la prestazione, sempre che il luogo scelto si adatti allo svolgimento dell’attività lavorativa in questa modalità.

 

Un’altra importante novità riguarda la modalità di comunicazione al Ministero: sarà possibile seguire una procedura più snella che consente di trasmettere solo i riferimenti dei lavoratori impegnati nella modalità agile direttamente dal portale servizi lavoro, senza l’obbligo di inviare ogni accordo sottoscritto. Quindi rimane solo l’obbligo di stipulare gli accordi individuali, senza doverli inoltrare uno ad uno.

 

La speranza è che questa modalità semplificata favorisca la diffusione del Lavoro Agile, soprattutto considerando che al momento, in Europa, siamo fanalino di coda nell’applicazione dello Smartworking (fonte: Eurostat 2021).

 

Secondo l’indagine condotta da Randstad Research, ad esempio, dal 2019 al 2020 la percentuale degli occupati che lavorano almeno la metà delle ore da casa è salita dal 3,6% al 12,2%, per scendere poi all’8,3% nel 2021; nello stesso lasso di tempo, invece, la media europea ha registrato una crescita costante generalizzata.

 

Dal punto di vista geografico, inoltre, si registrano forti differenze da Nord a Sud, con il Centro Italia al primo posto con il 15,5% dei lavoratori che operano almeno in parte da casa. A seguire il Nord-Ovest (15,2%) e il Nord Est. Distanti le Isole e il Sud Italia.

 

Non è un primato di cui andare fieri, poiché conferma una resistenza diffusa nel Belpaese a cogliere il cambiamento, seguendo i trend positivi che nel resto del mondo sono oramai consolidati, ignorando la volontà e le necessità dei lavoratori stessi.